Le scorse settimane hanno visto le coste e le acque italiane riempirsi di cadaveri: poveri cristi che dopo aver attraversato l’Africa e sofferto fame e violenza decidono d’investire i loro quattro soldi nel sogno europeo. Fuggono dai rispettivi inferni nazionali alla ricerca di pace e diritti umani, ma oltre ad i pesci del Mediterraneo questo costante flusso migratorio ingrassa solo le tasche delle mafie di due continenti, e riversa nella UE un esercito di schiavi talmente miserabili da riuscire a fare concorrenza agli stremati lavoratori italiani, che dal canto loro hanno buttato al vento decenni di lotte sindacali e diritti civili per essere più competitivi dei compagni cinesi. Soprattutto, però, questi naufraghi riempiono le reti dei nostri pescatori coi loro cadaveri gonfi, e questo non sta bene, che figura ci facciamo coi turisti di tutto il mondo?
Per questo, considerando che il supporto dell’Unione all’Italia nella gestione di un problema di tali dimensioni è pressoché solo formale, il Consiglio degli Arguti ha deciso di proporre alcune misure per gestire l’emergenza in modo più efficiente.
La soluzione più semplice per regolamentare gli approdi e sottrarne i proventi alle mafie sarebbe, ovviamente, istituire un servizio di collegamento tra il nord Africa e l’Italia gestito dallo Stato e finanziato direttamente dai migranti con il prezzo esorbitante che pagano normalmente agli scafisti. In tempo di crisi non sarebbe difficile trovare compagnie disposte a fare la spola per clienti che pagano anche dieci volte il prezzo reale di un tale servizio: basti considerare che tra agosto 2012 ed agosto 2013 sono sbarcate illegalmente 24.277 persone (dati Viminale), ciascuna delle quali ha pagato mediamente duemila euro per il trasporto illegale, per un valore totale di circa cinquecento milioni di euro. Con una simile cifra sarebbe possibile offrire loro condizioni di vita più umane, cuccette da viaggio, bagni e pasti caldi, e magari dei bei vecchi sorrisi ed un benvenuto a bordo! invece degli stupri sistematici che avvengono sui gommoni, a patto sia chiaro di non arruolare cappellani sui traghetti.
La procedura non sarebbe molto diversa da quella adottata dagli yankee nei secoli passati, e che molti italiani affrontarono di buon grado per entrare negli Steits. Lampedusa, anzi, potrebbe a buon diritto aspirare a diventare la Ellis Island del Meditrraneo ed un ufficio di collocamento e smistamento verso l’Europa tutta dei migranti in arrivo. Gli abitanti dell’isola migliorerebbero comunque la propria qualità di vita rispetto alla situazione attuale ed al sistema dei CIE, non fosse altro per la libertà di poter andare in spiaggia senza finire in un film di Romero, e si potrebbero studiare degli strumenti di compensazione, come ad esempio istituire delle corvée di lavoro forzato per tutti gli ospiti in arrivo, a favore della comunità locale e in strutture produttive impiantate sull’isola… anche solo delle enormi ruote da criceto per la produzione di energia elettrica renderebbero Lampedusa energeticamente autosufficiente.
Inoltre, se i nostri governanti fossero intraprendenti si potrebbe addirittura pensare di accaparrarsi l’intero business del sogno Europeo, trasformando così la nostra esposizione geografica, considerata finora unicamente come un limite insormontabile alla sorveglianza, in una risorsa a tutti gli effetti. Per farlo basterebbe incanalare all’origine i flussi migratori africani attraverso agenzie di viaggio da aprirsi nelle ambasciate italiane: in questo modo potremmo offrire un servizio veramente all inclusive e diventare un’insostituibile interfaccia tra l’offerta africana e la domanda europea nell’opulenta nicchia dello schiavismo di terzo millennio. A quel punto l’Europa sarebbe giocoforza costretta a rivedere anche il proprio ruolo circa l’assistenza economica dovuta a paesi di confine come l’Italia. Il problema maggiore, come al solito, è che ci vorrebbero uomini degni di questo nome nelle istituzioni, e non i vili smidollati che ci ritroviamo.
Siccome però molti potrebbero ritenere una simile proposta pura barbarie, abbiamo orgogliosamente escogitato una soluzione alternativa, che richiederebbe un intervento minore del comparto pubblico conservando buone prospettive di guadagno. Con l’avvicinarsi dell’interdizione del Sig. B, inoltre, potrebbe verificarsi la congiuntura astrale necessaria…
Immaginate un reality show panmediterraneo, una sorta di giochi olimpici ma più umani, in cui parte degli immensi guadagni derivanti da sponsor e diritti TV siano redistribuiti per statuto tra i concorrenti, mentre come sapete agli atleti olimpici spetta solo una medaglia di cioccolata e quattro spicci a fronte delle vagonate di introiti generati dalle loro performance. Queste Refugiadi sarebbero ospitate ogni tre anni nella capitale di uno Stato Membro della UE, e potrebbero prendervi parte aspiranti immigrati regolari da ogni parte. Dopo una serie di gironi ad eliminazione diretta nei paesi d’origine – rendendo pubblica la lista dei concorrenti sarebbe facile per loro cercare d’eliminarsi a vicenda, ma a casa loro che noi siamo civili- i sopravvissuti si presenterebbero nel luogo delle gare a proprie spese, cercando di arrivare entro un termine prefissato ed inderogabile, facente fede la data di spedizione. A quel punto, in eurovisione, si affronterebbero in prove fisiche e logiche per stilare la graduatoria dei più meritevoli. Costoro riceverebbero quindi un permesso triennale e un budget di centomila euro ciascuno da reinvestire nel paese di destinazione con un progetto commerciale. Tutto pagato dagli sponsor, appalti garantiti all’infinito ed una copertura mediatica continua per l’intero triennio, altro che grande fratello! È ora di smetterla col capitalismo finanziario, che è solo una forma primitiva di colonialismo: non abbiamo bisogno di rubare le risorse del terzo mondo, possiamo direttamente vendere a questi pezzenti l’idea di Europa che tanto agognano… Pensate allo share! Quante famiglie seguirebbero i propri cari mentre fuggono da cani inferociti e poliziotti rabbiosi, quante madri acquisterebbero abbonamenti satellitari per vedere i figli scomparire tra i flutti! E poi riconoscimenti dei cadaveri in diretta, il business del rimpatrio delle salme… Insomma sarebbe una vera manna per tutte le industrie europee, soprattutto per noi italiani che in quanto a necrovoyerismo non abbiamo pari.
Certo potrete obiettare voi, queste idee sono entrambe eccezionali ma il settore è ormai in mano alla malavita e non saranno disposti a rinunciarci tanto facilmente…Niente paura! Il Consiglio degli Arguti sta già lavorando ad alcuni metodi infallibili per debellare le mafie: al prossimo post!